19 aprile 2018
Il mio viaggio (culinario) in Marocco - Il deserto del Sahara, Merzouga - Tajine berbera di pollo e verdure
Eccoci al secondo appuntamento con il Marocco, dopo Chefchaouen è il turno del deserto del Sahara.
Il deserto... da dove iniziare a descriverlo?
Come potervi rendere partecipi anche soltanto un briciolo di quanto è emozionante avvistare le dune da lontano, toccare la sabbia sottilissima e lasciar correre lo sguardo verso l'orizzonte dorato?
Forse è una mission impossible perchè il deserto va ammirato, toccato, ascoltato, vissuto per poterlo comprendere.
L'emozione più grande del mio viaggio in Marocco l'ho vissuta quando da lontano abbiamo avvistato le prime dune. Era come se non fossi neppure più in Marocco, ho avuto la sensazione di trovarmi proprio in un nuovo paese.
Non riuscivo a credere che ero li, che il deserto era così vicino a me, trovarsi di fronte a qualcosa di così grande è surreale, ci vuol tempo per abituarsi all'idea che davvero ci si trova nel deserto.
Gli occhi si riempiono di colori caldi,
le orecchie si riempiono di silenzio,
le mani non possono fare altro che toccare la sabbia per assicurarsi che sia tutto vero.
Così una volta arrivata sulle dune non ho potuto fare altro che scattare foto, foto ed ancora foto per esprimere il forte desiderio di catturare ogni istante, ogni duna, ogni movimento di sabbia, ogni colore. E' come se avessi voluto fare mio il deserto utilizzando la macchina fotografica.
Sono stata colpita dalla "sindrome del cinese"ed ho fotografato pure uno scarafaggio.
Poi ho capito che il deserto lo avrei fatto mio
soltanto sfruttando ogni secondo di tempo a disposizione
per viverlo davvero.
Così mi sono tolta le scarpe ed ho caminato sulle dune a piedi nudi,
ho imparato a fare un turbante in stile touareg,
sono salita su un dromedario,
ho toccato la cresta di una duna scoprendo che la parte esposta al sole è calda mentre quella adiacente che si trova all'ombra è fredda,
ho bevuto thè ascoltando il silenzio,
ho cercato di stringere la sabbia più sottile del mondo,
ho fatto nuove amicizie,
ho fatto nuove amicizie,
ho capito che ogni duna ha una parte morbida su cui è difficile camminare ed una parte consistente dove si cammina bene,
ho scritto sulla sabbia,
ho suonato tamburi di notte davanti ad un fuoco scoppiettante,
ho alzato gli occhi al cielo ed ho ammirato le stelle con la fortuna di vederne anche 3 cadenti,
ho guardato il tramonto e l'alba ammirando i colori delle dune cambiare con la luce del sole dal grigio all'arancione dorato.
Ho scoperto che nel deserto non ci sono cammelli ma soltanto dromedari,
che non c'è nessuno che vive nella parte sabbiosa ma che le poche famiglie nomadi rimaste vivino nel deserto roccioso,
che non è vero che le dune cambiano forma con il vento, difatti al massimo si spostano le creste ma chi conosce il deserto sa riconoscere le dune molte delle quali hanno un nome, così riesce ad orientarsi.
che una tempesta di sabbia è come una forte nebbia, non c'è vento, soltanto un forte odore di polvere.
Ho dormito in un accampamento in mezzo alle dune, provando sulla mia pelle la famosa escursione termica e devo dire che effettivamente l'effetto è quello di passare dall'estate all'inverno in un giorno solo.
"Il problema" si risolve con un pile e dei pantaloni più pesanti, non è un grande disagio, anzi, è una delle tante piccole cose che si possono vivere soltanto nel deserto.
Se andate nel deserto non potete non dormirci, ammirare il tramonto e
svegliarsi per vedere sorgere il sole sono esperienze indimenticabili,
credetemi.
Nel deserto si possono fare molte attività, dalla classica cammellata al quod al rally in jeep, è persino possibile scendere con uno snowboard dalle dune...
ma l'esperienza più bella che possiate fare è sedervi,
ascoltare il silenzio più profondo che abbiate mai sentito
rimanere da soli con il vostri pensieri
e scoprire che tutto ciò che avete intorno ha l'effetto di portare via con se le preoccupazioni
come se la sabbia attirasse verso di sè le brutte sensazioni.
Insomma, avete capito che
il deserto ha occupato un posto speciale nel mio cuore.
La ricetta che ho deciso di abbinare a questo posto magico è altrettanto emozionante per me, tra poco capirete perchè.
Partiamo con una piccola premessa: il popolo che abita nelle vicinanze del deserto non è arabo, bensì berbero, il primo popolo ad aver abitato il Marocco prima dell'invasione araba e di altri popoli.
I berberi nascono come popolazione nomade e sono caratterizzati dagli abiti dai colori sgargianti e dai turbanti.
Le famiglie tradizionalmente vivevano di pastorizia, poi purtroppo a causa della sempre maggiore siccità dovuta ai cambiamenti climatici sempre più famiglie, negli ultimi anni, hanno deciso di abbandonare la vita nomade per stabilirsi in villaggi posti accanto alle dune vicino alle oasi.
Altre famiglie invece proseguono con la tradizione e continuano a vivere come un tempo stanziandosi in un posto ritenuto idoneo per l'allevamento.
I nomadi vivono in una tenda o costruiscono case con un mix di argilla e paglia come quelle in foto sotto.
Così spinta dal forte desiderio di vedere come vive una famiglia nomade ho chiesto alla nostra guida se fosse possibile passare una giornata intera con una di queste famiglie, non un'attività classica per turisti ma davvero intensa.
Ho chiesto di poter cucinare con loro e di mangiare proprio come si fa nel deserto: da un unico piatto, senza posate, seduti per terra.
Sono stata accontentata, una famiglia si è resa disponibile ad insegnarmi a cucinare un piatto ed ad accogliermi nella sua casa.
Così appena sono arrivata mi sono resa conto che quella delle famiglie nomadi è davvero una vita dura.
Quando sono arrivata ed ho visto la casa mi sono chiesta perchè si debba
scegliere di vivere senza niente, con pochissima acqua, senza la possibilità di
coltivare, senza energia elettrica per di più in condizioni atmosferiche davvero avverse.
Poi ho capito: la libertà.
I berberi sono uomini liberi.
nel deserto non ci sono leggi,
non c'è proprietà,
non ci sono doveri nè pretese.
Sono liberi e la loro libertà è considerato il valore più sacro
e lo difendono con ardore.
Appena sono arrivata mi sono fiondata alla scoperta di quella casa così diversa ed ho scoperto che la padrona di casa stava cuocendo il pane in un piccolo forno di argilla, ho immaginato che lo stesse facendo per noi, ma in realtà la preparazione del pane e del cibo è una delle principali attività giornaliere delle famiglie nomadi.
Insomma, la preparazione del pane non era un gesto carino nei confronti degli "ospiti" era proprio la normalità.
il profumo del pane appena sfornato, l'odore di fumo che usciva dal forno, il caldo asfissiante del deserto a mezzogiorno sono le prime cose che mi vengono in mente pensando a quei momenti.
Che stupore vedere un forno in argilla fatto a mano,
che privilegio poter scoprire quella casa
Il tempo quando si sta bene scorre velocemente e la tajine non si sarebbe preparata da sola.
Era il mio turno, la cucina mi attendeva.
Entrata in cucina mi è stato offerto un cuscino per sedermi per terra e l'attrezzatura di lavoro: un piccolo coltello dalla lama poco tagliente ed un po' di ciotole.
Il mio compito era di lavare e tagliare la verdura.
Dovevamo cucinare una tajine con pollo e verdure.
una volta pronta ci siamo accomodati nella parte esterna della casa, sotto ad un tendaggio dove attorno ad un piccolo tavolo abbiamo condiviso il cibo preparato.
Abbiamo mangiato tutti con le mani, prendendo verdure e carne con l'aiuto del pane proprio come la tradizione berbera richiede.
Sarà stato il deserto,
sarà stata l'atmosfera,
sarà stata la compagnia,
sarà stata la condivisione di un unico piatto,
ma questa è stata la tajine più buona di tutto il viaggio.
come è stata preparata?
Ingredienti per 6 persone
4 carote
2 pomodori
5 patate
2 zucchine
2 cipolle
1\2 pollo
sale e mix di spezie per tajine
olio
Procedimento:
- Lavate e pelate le carote, la cipolla, i pomodori, le patate.
- Tagliate tutte le verdure e mettetele da parte.
- In tajine mettete l'olio ed il pollo a pezzi grossolani, fatelo rosolare.
- Aggiungete poi le verdure ed il mix di spezie sciolto in un bicchiere di acqua.
- Coprite con coperchio fino a cottura della carne.
- Pronto da servire!
Una curiosità: il ragazzo berbero con il quale ho cucinato mi ha fatto eliminare il cuore della carota, ho provato a chiedere perchè e lui schifato ha fornito una risposta categorica: quello non si mangia! a quanto pare non saprò mai il perchè.
Dopo la tajine un po' di frutta...
E poi di nuovo via, alla scoperta del deserto nero!
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